domenica 11 luglio 2010

Solo come amici

E' stato un po' strano parlarti attraverso la chat di skype, noi che bene o male continuiamo a sentirci ogni giorno, a volte anche più volte al giorno. Il fatto è che per me skype e simili sono associati al comunicare con persone geograficamente lontane, con gli amici che ho sparsi in giro per l'Italia. Parlare con te che abiti poco distante da qui è molto particolare, però mi dà modo di sentire le cose più da "amico".

Si parlava del più e del meno, di dubbi, delusioni, interrogativi che prima o poi vengono a tutti e che ci accomunano, più che altro però ti ho lasciata parlare, perché sentivo che in quel momento ne avevi bisogno. Avevi bisogno di qualcuno che fondamentalmente stesse ad ascoltare, non a sentire, ad ascoltare. Non so se da parte tua ci fosse un po' di perplessità, analoga a quella che provavo io, nel fare ciò, ma forse anche tu sapevi di averne bisogno e non ci hai fato molto caso. E' strano pensare a quanto non ci siamo detti in questi anni e a quanto invece ho raccontato di me ad amici e amiche attraverso i tasti del computer: in certi periodi passavo due o tre ore al giorno, per mesi, a raccontare a chi sentivo più vicino cose di me, anche ad aiutare spesso persone che, inaspettatamente per me, venivano a chiedermi aiuto. E' forse questo un mio limite, non sono bravo nei discorsi diretti, arrivo lento sui pensieri, ho bisogno di più tempo per pensare e per rispondere: la tastiera diventa un buon compromesso a volte.

Poi la cosa più strana è successa quando tra i vari discorsi è uscito questo breve dialogo:

- "che fai adesso?"
- "guardo un po' la tivù e aspetto che mi venga sonno. Poi vado a letto e aspetterò di addormentarmi."
- "...e tra un aspettare e l'altro, aspetti pure me che passo a prenderti e ci mangiamo un gelato?"

Non mi sarei mai aspettato di farti un invito del genere. Mi sono colto di sorpresa da solo; mi sono improvvisamente visto nella parte di quello che in qualche modo ci stava "provando". Sorridevo dentro di me, pensando di aver detto una mezza cretinata: invitare la mia ex-moglie a prendere un gelato, così come farebbe un ragazzino con la compagna di classe. E tu mi hai pure detto di sì, anche se in mezzo ad un sacco di dubbi sul fatto che i bambini si potessero svegliare e non trovarti in casa. Ma la serata era ottimale per un gelato, ci stava tutto, anche il fare ogni tanto qualcosa di diverso dal solito.

Gelato e passeggiata. Altri attimi, questa volta non digitali, per raccontarsi altro, perché ad alcuni dubbi e paure potessero essere associate anche le emozioni di una espressione o del tono di voce. Perché ci potesse stare anche un abbraccio che affermasse più "vicinanza" di una sequenza di lettere. Perché ci fosse una spalla dove lievi lacrime potessero confondersi per un po' con un tessuto diverso dalle trame della rete.

Rimangono ancora cose che una chat non può sostituire, emozioni che non possono essere mostrate solo attraverso faccine più o meno buffe. Ci sono momenti che fa ancora piacere riscoprire, anche se solo da amici, ma per questo non meno importanti.

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