giovedì 30 maggio 2013

Irrazionale senso del semplice

La sensazione che mi dà il viaggiare, soprattutto in treno o in autobus, non è praticamente mai cambiata negli anni: un senso di "spostarsi" nel mondo con l'impressione che non sia tu ad attraversarlo ma lui a muoversi attorno a te.

Oggi, come nei giorni passati, osservavo il paesaggio muoversi nella direzione opposta al mio ritornare verso casa in autobus, sempre nella direzione opposta, lo stesso che accade al mattino quando vado al lavoro: non ho ancora capito il significato di questo, se un significato c'è, ma non mi sono perso a ragionarci sopra. Osservavo invece le prime gocce di pioggia portate dalle nuvole sempre più grigie verso le quali mi stavo dirigendo. Le prime gocce di pioggia che cadevano nell'acqua del Brenta che scorre a lato della strada: acqua su acqua, come "tinta su tinta", presenti e distinte entrambe fino al momento di incontrarsi. E nel momento del contatto avviene la meraviglia: si forma un cerchio. Le gocce che cadono nell'acqua, come qualunque cosa che cada nell'acqua, formano delle onde circolari. Questa ovvietà, sulla quale probabilmente state ragionando per capirne la singolarità, nasconde invece un elemento fondamentale che spiega perché la natura non si può incapsulare, definire, con delle regole precise.

Una goccia, dei cerchi. Non quadrati o rettangoli. Non linee rette o dimensioni finite. La natura è curva e in quanto tale non razionalmente definibile in modo esatto, solo approssimabile. Un quadrato, un rettangolo, un poligono qualunque, hanno dei lati con dimensioni finite e un perimetro altrettanto definito. Il cerchio no, non ha lati e la sua circonferenza, anche se visibilmente finita è in realtà non misurabile esattamente: è "tutta lì" ma la sua misura non è determinabile in modo esatto, solo approssimabile, quel "pi-greco" presente nella formula per il suo calcolo, in quanto numero irrazionale (con infinite cifre decimali) rende altrettanto irrazionale il risultato finale. Ci si può limitare ad usarlo nella sua sua forma ridotta "3,14" ma non sarebbe corretto, è solo una comodità, la vera natura del risultato finale rimane indefinita, racchiusa nello scrigno del "2*pigreco*raggio" (2πr), del quale non possediamo la chiave.

La bellezza della natura è intimamente legata al mistero della sua non definibilità: la si può percepire, sperimentarla nel "sentire", ma rimane razionalmente indefinita. E' la prima e più sublime forma d'arte: la si può interpretare in tanti modi ma non conosceremo mai il senso profondo, il significato che il suo autore ha voluto infondere in essa.

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