La
sensazione che mi dà il viaggiare, soprattutto in treno o in autobus,
non è praticamente mai cambiata negli anni: un senso di "spostarsi" nel
mondo con l'impressione che non sia tu ad attraversarlo ma lui a
muoversi attorno a te.
Oggi,
come nei giorni passati, osservavo il paesaggio muoversi nella
direzione opposta al mio ritornare verso casa in autobus, sempre nella
direzione opposta, lo stesso che accade al mattino quando vado al
lavoro: non ho ancora capito il significato di questo, se un significato
c'è, ma non mi sono perso a ragionarci sopra. Osservavo invece le prime
gocce di pioggia portate dalle nuvole sempre più grigie verso le quali
mi stavo dirigendo. Le prime gocce di pioggia che cadevano nell'acqua
del Brenta che scorre a lato della strada: acqua su acqua, come "tinta
su tinta", presenti e distinte entrambe fino al momento di incontrarsi. E
nel momento del contatto avviene la meraviglia: si forma un cerchio. Le
gocce che cadono nell'acqua, come qualunque cosa che cada nell'acqua,
formano delle onde circolari. Questa ovvietà, sulla quale probabilmente
state ragionando per capirne la singolarità, nasconde invece un elemento
fondamentale che spiega perché la natura non si può incapsulare,
definire, con delle regole precise.
Una
goccia, dei cerchi. Non quadrati o rettangoli. Non linee rette o
dimensioni finite. La natura è curva e in quanto tale non razionalmente
definibile in modo esatto, solo approssimabile. Un quadrato, un
rettangolo, un poligono qualunque, hanno dei lati con dimensioni finite e
un perimetro altrettanto definito. Il cerchio no, non ha lati e la sua
circonferenza, anche se visibilmente finita è in realtà non misurabile
esattamente: è "tutta lì" ma la sua misura non è determinabile in modo
esatto, solo approssimabile, quel "pi-greco" presente nella formula per
il suo calcolo, in quanto numero irrazionale (con infinite cifre
decimali) rende altrettanto irrazionale il risultato finale. Ci si può
limitare ad usarlo nella sua sua forma ridotta "3,14" ma non sarebbe
corretto, è solo una comodità, la vera natura del risultato finale
rimane indefinita, racchiusa nello scrigno del "2*pigreco*raggio" (2πr),
del quale non possediamo la chiave.
La
bellezza della natura è intimamente legata al mistero della sua non
definibilità: la si può percepire, sperimentarla nel "sentire", ma
rimane razionalmente indefinita. E' la prima e più sublime forma d'arte:
la si può interpretare in tanti modi ma non conosceremo mai il senso
profondo, il significato che il suo autore ha voluto infondere in essa.
Nessun commento:
Posta un commento