venerdì 18 giugno 2010

Riflessi


Camilla ha fatto delle bellissime foto, soprattutto quelle che hanno come soggetto i riflessi. Foto del nostro mondo, di quello che ci circonda, ma visto attraverso il riflesso nell'acqua. Vediamo le stesse cose ma da una prospettiva e con colori diversi e se poi l'acqua è un po' mossa tutto cambia, muta indistintamente costringendoci a cercare nel ricordo quello che al momento è sottratto alla nostra vista o a domandarci quale sia la visione giusta delle cose, se quella piatta e lineare o quella in movimento.

Siamo così abituati a vedere le cose direttamente che qualunque visione alternativa di solito viene bollata come irreale, non vera. Diffidenza. Televisione e giornali ci parlano di riflessi, anche i libri volendo, perché comunque quello che ci raccontano è mediato attraverso altri occhi, altre sensazioni. Eppure questo non ci impedisce di accettare delle visioni riflesse come reali, di fare nostri altri occhi e altri sentimenti, quelli della persona amata o di qualche importante e profonda amicizia. Per quale motivo allora non diffidiamo di questo? Cosa ci porta ad accogliere come nostri i modi di vedere  di qualcun altro?

Credo che la risposta sia da ricercare nella nostro essere incompleti, nella nostra ricerca costante di un qualche consenso che dia senso al nostro essere, al nostro esistere. Non parlo di consensi nelle idee ma di qualcosa che arrivi a farci capire il senso profondo di "io esisto" in quanto riconosciuto come altro e unico. I riflessi non sono più quindi delle semplici immagini di ritorno ma specchi esistenziali che ritornano sì l'immagine di noi ma attraverso la visione di un altro. Gli occhi specchio dell'anima, si dice di solito: mi piace pensarli più come finestra sull'anima: se fossero specchi da qualche parte dovrebbero riflettere e dal di fuori vedrei me stesso negli occhi di un altro, mentre dal di dentro l'anima si rifletterebbe su se stessa. Pensieri come riflesso dell'esistenza, della mia esistenza in base all'assioma cartesiano del "cogito ergo sum", ma anche riflesso dell'esistenza dell'altro nel momento in cui lo riconosco come altro da me e soprattutto unico.

E quando incontri un altro sguardo, un altro pensiero che ti fanno vibrare dentro, quello è il momento nel quale il riflesso inizia a farsi più chiaro, dove cominci a sentire legame, appartenenza: la mancanza diventa sensazione di vuoto di non completezza, la presenza diventa invece pienezza, scombussolando di gioia tutto il tuo essere quando questa presenza magari si manifesta improvvisa, inaspettata.

Ecco perché le foto di Camilla sui riflessi mi hanno colpito, perché in fondo siamo e sono alla ricerca di riflessi, di ritorni di immagini che ci diano altre prospettive di noi e di quanto ci circonda, modi di vedere che completino il nostro. Siamo unici ma ci cerchiamo l'un l'altro. Oggi, domani e sempre, per sempre.

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