lunedì 24 maggio 2010

Non ci fermiamo mai

Sono veloce.

Veloce come il mio tempo che è sempre un passo avanti a me. A volte mi rincorro da solo, un po’ affannato perché non riesco a prendermi. Abbiamo cominciato a correre cento anni fa e non ci siamo più fermati: maratoneti del domani.

Abbiamo attraversato un secolo sempre accelerando in barba a tutte le leggi della fisica, macinando idee, ideologie, guerre, notizie, informazioni, suoni, persone, volti, sempre alla ricerca di quello che veniva dopo, correndo tra due ali di grandi personaggi che ci vedevano passare e si vedevano lasciati indietro. Non ci siamo fermati mai. Mai.

Purtroppo non corriamo tutti alla stessa velocità e c’è sempre qualcuno che resta dietro, intrappolato nell’istante prima del nostro. E’ così poco quello che ci separa da chi ci sta intorno, eppure quel poco ce lo rende irraggiungibile; navighiamo su onde diverse che non si raggiungono mai: così vicini ma anche così lontani.

Allungo una mano, ma anche se riesco a toccarti, cosa mi resta di un contatto?

Allungo una mano, questa volta aperta, ma tu guardi solo una mano vuota.

Allora allungo due mani e con una ti porgo qualcosa di me, qualcosa di mio per te. E anche se sei lì, poco distante, ora hai qualcosa per ricordarmi, per cercarmi quando ne avrai voglia o bisogno. Ti ho dato una bussola che punta su di me, sempre.

E non mi interessa più correre, non voglio più solo osservare chi passa oltre. Mi fermo. Ti fermo. Ho bisogno di sentirti vicina, non più fugaci contatti. Voglio raccontarti di me, desidero racconti di te: il mio tempo nel tempo del tuo tempo. Perché non è giusto lasciare che tutto o quasi scivoli indietro, perché ogni istante, momento, respiro è qualcosa che non torna.

Il tempo scorre sempre nella stessa direzione, immutabile nel suo procedere attraverso le nostre vite. L’unico modo per seguirlo e mettersi fianco a fianco e procedere insieme, guardando nella stessa direzione, con i ricordi di ieri, i pensieri di oggi e i desideri di domani.

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