lunedì 10 maggio 2010

Togliete l'audio

E’ da diversi anni che sto cercando di cambiare prospettive, modo di vedere le cose. Ho iniziato dal di dentro mettendo in luce territori a me sconosciuti, luoghi di me che non avrei pensato mi potessero appartenere e altri luoghi che preferirei non mi appartenessero, ma tant’è che stanno lì e l’unica cosa da fare è imparare a conviverci. Ma non è facile guardare, soprattutto nel modo giusto, sempre ammesso che ci sia.

Osservare le persone mi ha sempre affascinato, visto che sono uno che non parla molto, ma nel silenzio osservo. Mi piaceva (piace) cercare di capire il carattere delle persone, almeno una parte, osservandone le azioni, come si muovono, come gesticolano, come usano gli oggetti. Questo mi ha reso insopportabili alcune signore che si incontrano al supermercato, quelle che “gettano” i soldi sul bancone con fare disgustato, con quella mezza smorfia sulla bocca, che rovistano all’interno di un minuscolo portamonete nel quale oltre alle monetine ci sono di solito un po’ di banconote piegate alla meno peggio. Con quanto disprezzano buttano monete e banconote sul bancone come se dicessero alla cassiera: “Tiè! contateli tu i soldi”. Io che cerco invece di mettere sempre tutti i soldi in ordine di taglio, ben distesi, in modo che la cassiera possa verificarli senza troppa fatica.

Troppo buono. No. Troppo maleducate loro.

E questo osservare si perde. Siamo troppo distratti dal rumore che ci circonda, dalle parole, dalle troppe parole e i pochi significati.

Togliete l’audio, per favore.

In questi giorni una carissima conoscente, amica, mi stava suggerendo di provare a guardare una intervista in televisione togliendo l’audio, per osservare meglio l’intervistato e di rivederla poi con il sonoro, confrontando le due versioni e mettendo a confronto il significato di quanto detto con quello espresso dal corpo e dalle espressioni. Facile, se avessi solo un decimo della sua abilità a leggere il linguaggio del corpo: io mi sto applicando, comunque. Con pazienza e precisione mi sta insegnando a leggere il movimento di una mano, lo sguardo, il sorriso; un universo di informazioni che dicono tanto nel silenzio.

Dovremmo vivere in un mondo senza audio per un po’, chissà quanto di quello che ci circonda perderebbe improvvisamente di significato: oggi penso di aver capito perché nei grandi magazzini c’è sempre la musica, a volte anche un po’ troppo alta. Immaginate di osservare file di scaffali di oggetti inanimati nel silenzio più assoluto. Un po’ angosciante vero? Siamo esseri sociali, eppure se ci fate caso praticamente in tutti i luoghi di socializzazione c’è sempre rumore, musica o rumore e per comunicare siamo costretti a gridare, a distorcere tutti i segnali che il nostro corpo invierebbe in una situzione normale (non rumorosa) di dialogo. E non riusciamo più a capire, nemmeno a sentire quello che diciamo o che ci viene detto e non intendo solo il sentire acustico.

Mi ci vorrebbe molta più quiete, anche dentro di me, il rumore, di qualunque natura sia, mi distrae e non riesco ad osservare bene.

Togliete l’audio, per favore, almeno per un po’.

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